Biografia

Grazie all’appoggio della famiglia Alessio Puccio debutta nel mondo del doppiaggio all’età di soli sei anni.
La sua prima interpretazione per il grande schermo arriva col celebre film “Forrest Gump”, in cui presta la voce a Haley Joel nel ruolo di (Forrest Gump junior).
Dopo due anni l’impegno in sala acquista ritmo, anche se in modo limitato a causa dell’attività scolastica. Dopo una giornata di studio non lo aspettano sport e amici, ma un film e un microfono, fermi restando i compiti fra una pausa e l’altra.
Per ora il tempo gli concede di coprire il terzo turno, tal volta anche il quarto. E’ un bambino timido e si vergogna di parlare agli altri della sua attività di doppiatore.Spesso i compagni di scuola nemmeno credono che lavori ad una così giovane età.
La cosa crea ad Alessio del disagio. Vuole solo sentirsi come tutti gli amici.
Ad ogni modo quella che considera un’anomalia per la vita sociale si rivela ben presto un divertimento vantaggioso, specialmente per il fascino che ha con le ragazze.
“Ho sempre vissuto il doppiaggio con un certo distacco” mi spiega nell’intervista a tu per tu.

“Ho iniziato a frequentare i colleghi di lavoro solo negli ultimi anni.
Incontravo quelli della mia età negli studi e vedevo che mantenevano i rapporti anche fuori dalla sala, ma non mi facevo coinvolgere, prendendo i contatti in ambiente con leggerezza.
Chiaramente poi le cose sono cambiate e come di regola le frequentazioni professionali sono diventate amicizie. Mi sono ricreduto con piacere e ho scoperto delle persone eccezionali”.

Fra le grandi interpretazioni da bambino emerge quella per “Star Wars: Episodio 1 – La minaccia fantasma”.
Nel 1999, col film che segna il ritorno della saga fantascientifica dopo quasi vent’anni, Alessio doppia la giovane promessa americana Jake Lloyd nel ruolo di (Anakyn Skywalker), celebre personaggio che nelle altre puntate diventerà (Lord Fener), malvagio signore dei Sith.
Per l’occasione il provino del nostro doppiatore passa la selezione diretta del regista stesso, George Lucas.
Per Alessio l’attività in studio è stressante e non facile da conciliare con scuola e vita privata, ma tiene duro.

“Fino a pochi anni fa vivevo la mia giovinezza con una certa incoscienza e scarsa maturità.
Spesso arrivavo in sala in ritardo e gestivo la mia posizione forse con un po’ troppa libertà. Naturalmente la cosa mi ha dato problemi con il lavoro e ho cominciato a non rendere più come avrei dovuto. A quel punto ho fatto i conti con me stesso e mi sono dato una calmata. Comunque ora seguo la retta via!” aggiunge con un sorriso ironico.

Va comunque detto che nel tempo il doppiaggio gli permette di maturare prima rispetto a molti coetanei nella società.

“Da adolescente uscivo da scuola con obbiettivi ben diversi da quelli dei miei compagni. Loro magari si fermavano per fumare e provarci con le ragazze, mentre io ero catturato dagli impegni di sala”.

Fortunatamente per Alessio ciò non comporta particolari pressioni. L’impegno si fa indubbiamente maggiore e costante, ma non per questo si sente in obbligo verso il doppiaggio.
Con le innumerevoli interpretazioni per cinema e TV lo stress in sala non può non farsi sentire.
Alessio mi spiega con rammarico che il modo di fare doppiaggio sta via via cambiando:

“Io e i colleghi della mia età, classe 1986, siamo l’ultima generazione di doppiatori, abituati a lavorare in una certa maniera.
Oggi ci ritroviamo a produrre con metodi ben diversi, dove veniamo visti come delle macchine, tranne che da quei due o tre direttori; roba da duecento righe in colonna separata senza complimenti.
E’ diventato tutto più frenetico e noi doppiatori ovviamente non possiamo farci niente”.

Alessio soffre da sempre di un certo complesso proprio per quella voce di cui è dotato e che lo rende così speciale al cinema.
E’ un ragazzo molto giovanile e dimostra meno anni di quelli che ha, ma la cosa lo fa sentire fastidiosamente piccolo rispetto alla sua effettiva maturità.
Anche per questo nel 2011 comincia ad allenare la propria voce, frequentando un corso professionale che alla fine gli permette di incoraggiare il timbro vocale.
Lo si può notare seguendo gli ultimi episodi di Harry Potter.
In “Harry Potter e i doni della morte” la voce del protagonista risulta più matura, cosa che si presta particolarmente per l’ultima scena della saga.

Nel 2014 riceve in premio il Microfono D’Oro al festival “Le Voci Del Cinema”.

 

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